Com’è amaro il paradiso di Claudio Pepe

Com’è amaro il paradiso di Claudio Pepe

Claudio Pepe & Leone Editore con questo libro dal titolo contraddittorio ci portano a essere spettatori della storia di Jamleh, una donna siriana, come tante ma che è vittima della mente e delle azioni degli essere umani in Com’è amaro il paradiso.

Jamleh, una donna di quarantasei anni nata in Siria e moglie di un jihadista, viene lasciata dal marito che si unisce a un gruppo di guerriglieri. Quando un missile lanciato su Aleppo distrugge la sua casa, Jamleh decide di partire e il suo viaggio la porterà molto più lontano del previsto.

Prima ad A’zaz, vicino al lago di Maydanki, dove incontra Thaira, una donna con la quale stringe un legame d’amore proibito, poi a Lampedusa, dopo un viaggio terribile sul Mediterraneo, e infine a Roma. Il paradiso però è sempre più amaro di quanto si immagini.

recensione del blog.

Incuriosita dal titolo abbastanza contraddittorio e provocatorio, ho chiesto di leggere questo libro e Leone Editore – che ringrazio – mi ha dato questa opportunità. 

Come ben sa chi mi segue, mi piace leggere libri non scontati e completamente agli antipodi di quello che propone la moda del momento, e questo titolo mi ha ispirata sin dal primo momento. La mia curiosità è stata ben ripagata.

Com’è amaro il paradiso è un tuffo in una cultura completamente opposta alla nostra, dove le donne non hanno valore, gli uomini vanno in guerra con onore sperando di morire in battaglia per raggiungere il paradiso, e la vita è contrassegnata non dallo scorrere delle lore ma dallo scoppio dell’ennesima bomba. I buoni sentimenti sono lasciati ai deboli; l’amicizia e l’amore sono illusioni di chi li usa solo per intrecciare alleanze politiche ed economiche e prevalere sugli in altri in base a come tira il vento; le tradizioni e la dottrina uniche leggi da seguire e rispettare pena l’esilio se non la morte. Perché tutto questo? Perché le persone di questo mondo sono cattive? No. Semplicemente perché conoscono questa realtà, la vivono e la credono l’unica e giusta. Il resto va cancellato dalla faccia della terra.

Giusto o sbagliato che sia il loro modo di concepire il mondo, possiamo giudicarli? Chi ci dice che la nostra visione sia migliore della loro? Nessuno. E quindi smettiamola di batterci la mano sul cuore proclamandoci i difensori della libertà, della dignità, dell’avanzamento tecnologico e scientifico, e della civiltà stessa quando molto smesso siamo più animali delle stesse bestie e anche volutamente.

La storia di Jamleh mi ha profondamente colpito. Indipendentemente dal suo credo religioso o dalla sua nazionalità è una donna innamorata del proprio marito, che ha con lui un rapporto di complicità come tante coppie possono averlo, sicuramente avranno anche i loro alti e bassi. Jamleh però vive in un paese in guerra e che professa un credo religioso che esalta la guerra, gli uomini desiderano morire in battaglia e le donne piangono con onore le loro morti, credendo che sia la cosa più giusta.

E mentre aspettano il ritorno dei propri padri, fratelli, mariti e figli dalla guerra non resta loro che continuare a vivere in una parvenza di normalità, sperando che una bomba non scoppi distruggendo la propria casa, portando via i ricordi, i beni materiali e la dignità, portando via il paradiso in cui vivono e sono protette.

Jamleh e tante altre donne si trovano così tra le macerie della guerra e sono costrette a rimboccarsi le maniche e reagire. Come? Chiedendo aiuto o – avendone i mezzi – scappando in un’altra terra e ricominciando da capo, ignorando cosa sia successo ai loro uomini.

Ma anche nel più lontano dei continenti, alla crudeltà e alla vendetta non si può chiudere la porta in faccia. E Jamleh ne resta vittima per l’ennesima volta.

Per quanto possa essere una storia che voglia raccontare fatti drammatici e contemporanei, facendoci conoscere un mondo incomprensibile e provando a darci speranza grazie alla forza della protagonista, l’autore ci da anche un profondo insegnamento: non potremo mai capire un credo religioso o una cultura senza conoscerne tutti i pilastri su cui si reggono, le tradizioni e il modo di vivere e pensare, senza viverli dalla nascita. 

Non possiamo giudicarli sbagliati perché li vediamo così, per loro non lo sono.  Per quanto Jamleh non condivida le idee del marito o del padre prima di lui, le subisce e le accetta, cercando di sopravvivere in quel solo mondo che lei conosce. Solo la sua caparbietà, la sua apertura mentale e il suo desiderio di volere altro e l’opportunità di cercare un nuovo paradiso, le permettono di conoscere una realtà diversa a quella a cui è abituata e apprezzarla senza riserve.  

Com’è amaro il paradiso è una storia dolce, struggente, drammatica, forte, passionale e vera. La storia di una donna coraggiosa e umile, che con il cuore pregno d’amore e generosità desidera solo ricostruire il suo paradiso, la vita felice che l’è stata negata da qualcosa più grande di lei. Una donna che sa osservare oltre le apparenze e le appartenenze politiche o religiose, giudicando gli altri solo dalle loro azioni.

Copia cartacea fornita dalla CE ai fini promozionali.

/ 5
Grazie per aver votato!