Nero Scozia di Alan Parks

Nero Scozia di Alan Parks

Due gli elementi che mi hanno colpita in libreria a comprare Nero Scozia di Alan Parks: la copertina dai toni noir, desolati e drammatici, e la trama accennata dei primi tre titoli dedicati alle indagini dell’ispettore Harry McCoy.

Ma le aspettative sono state mantenute? Perché mi sono presa ben tre mesi dall’acquisto per la lettura e la recensione? Me lo chiedo pure io!

Glasgow, 1973.
Tre indagini, una costellazione di storie in una città povera e deindustrializzata, violenta e nera più delle acque del fiume Clyde. Al centro l’ispettore Harry McCoy, trent’anni e una tendenza alla trasgressione che lo rende simile alle persone a cui dà la caccia. Nei primi giorni di gennaio un detenuto gli rivela che una ragazza sta per essere uccisa, e forse lui può salvarla. Ma non arriva in tempo. L’indagine si cala così nel mondo dell’intrattenimento sessuale dove con i soldi si possono comprare l’anima e il corpo di chiunque. Al gennaio di sangue seguirà un febbraio altrettanto teso e disperato: un serial killer, ossessionato dalla figlia di un gangster locale, ha ucciso brutalmente il fidanzato della ragazza. In città sono sbarcate nuove droghe con la loro scia di morte, e il passato di McCoy, rimbalzato da un ritaglio di giornale, si riaffaccia a tormentarlo con ricordi terribili che si pensavano sopiti. La primavera sembra non portare tregua e nel terzo caso Bobby March, rockstar in declino, viene trovato morto in una camera d’albergo, la siringa nel braccio. E due ragazze sono scomparse nel nulla. Le indagini si rivelano più complicate del previsto, per Harry McCoy inizia una lotta contro il tempo.

Come anticipato nell’introduzione la copertina e la trama – e in seguito le insistenze della commessa della libreria – mi hanno convinto a comprare Nero di Scozia di Alan Parks, convinta di aver trovato una nuova saga a cui appassionarmi, ma soprattutto di aver scoperto un nuovo autore…

Il protagonista viene subito presentato vestito di arroganza e dal carattere nero rozzo e quasi menefreghista. Insomma, il classico tipo che sa di non piacere, di essere la pecora nera nell’ambiente di lavoro, ma di saperlo svolgere meglio degli altri, quasi invidiato ma soprattutto temuto.

Un protagonista che non ha intenzione di farsi volere bene, anzi tutto il contrario, è l’elemento di disturbo in un mondo fatto di alleanze politiche, raccomandazioni, e sodalizi estremi per mantenere un posto di lavoro.

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Harry McCoy non è da meno ed è figlio della società in cui vive.

Conosce i meccanismi che lo circondano e li sa usare e sfruttare a suo piacimento, conosce entrambe le facce della legge o dell’illegalità, e cerca di camminarci in mezzo senza affogare nelle sabbie mobili.

La narrazione si adegua ai personaggi e all’ambientazione: parolacce, insulti, volgarità e violenza in dosi massicce, che se da un lato vuole dare il più autenticità possibile alla storia, alla fine si dimostra ripetitivo e noioso.

Harry McCoy ha il suo personale modo di fare indagini, di insegnare anche sl suo sottoposto il mestiere, e soprattutto di interagire con colleghi e capi e con i criminali della città, con cui ha taciti accordi nonché legami affettivi che molto spesso lo ostacolano o ne viziano l’obiettività, facendo emergere tutti i suoi problemi esistenziali.

Alan Parks però non riesce ad essere incisivo nella narrazione, anzi molto spesso è vittima dei soliti cliché di genere e si adegua alle aspettative, inserendo tutti quegli elementi che ci si aspetta di trovare in un noir ambientato a fine degli anni ’70.

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Nei momenti in cui poi Harry dovrebbe mostrare tutte le sue doti intellettive e di deduzione viene sistematicamente ferito, colpito a morte, sviene e salvato misteriosamente per poi svegliarsi in ospedale e, accontentarci con lo spiegone finale, che in alcuni casi appare forzato e inconcludente.

Il protagonista è fin troppo legato al passato e alle sue vicende personali, che invece di essere usate per sviluppare il suo percorso interiore, invece lo bloccano in un limbo dal quale non riesce a uscire né in veste di eroe né di dannato.

Non si riesce né ad amarlo né a odiarlo, ma nemmeno a provare di comprenderlo, anzi il lettore man mano che legge la storia, le motivazioni, e ne svela i segreti quasi lo compatisce, lo evita, preferisce allontanarsi e lasciarlo al suo destino che è semplicemente quello di crogiolarsi in un vittimismo ben celato.

Una lettura pesante e confusionaria, specialmente il terzo titolo, che sicuramente non spingono il lettore, almeno non me, a provare i titoli ambientati nei mesi successivi: aprile, maggio e giugno.

Nero Scozia di Alan Parks è stato una lettura deludente, e lo ammetto con rammarico, in quanto ha tanti elementi che non vengono sfruttati e che potevano creare una saga energica, drammatica, intrigante e ricca di suspence e intrecci fuori dai soliti schemi predefiniti.

Copia acquistata liberamente dal blog.

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