La donna scomparsa di Sara Blaedel

La donna scomparsa di Sara Blaedel

Non conoscevo l’autrice Sara Blaedel se non di nome, e mi sono ripromessa sempre di leggere qualcosa, grazie alla collaborazione e alla disponibilità di Fazi Editori, ho avuto il grande piacere di leggere un suo thriller e apprezzarne la bravura. Scommetto che siete curiosi di sapere cosa ne penso! Eccovi accontentati con la mia recensione. A presto!

La donna scomparsa di [Blaedel, Sara]

È una notte buia e piovosa, in Inghilterra. Al limitare di un bosco, a pochi passi dall’aperta campagna, c’è una casa con una finestra illuminata. All’interno, la sagoma di una donna, in controluce. A completare il quadro, si aggiungono il marito e la figlia adolescente. Da fuori, un uomo osserva la scena con un fucile da caccia in mano; riesce a immaginarsi il profumo della cucina, il calore familiare della stanza, le conversazioni di fine giornata. Fa un respiro profondo, preme il grilletto e colpisce la donna in piena fronte. Lei si accascia sul pavimento. Lui scappa. 
In Danimarca, la detective Louise Rick e il collega Eik hanno deciso di andare a vivere insieme ma lui sparisce nel nulla. Nel giro di pochi giorni, Louise riceve una telefonata: Eik è stato arrestato per disturbo della quiete pubblica e intralcio alle indagini. 
Si trovava in Inghilterra, sul luogo del delitto della donna inglese, Sophie Parker, il cui nome figurava da molto tempo nella lista delle persone scomparse. La sua sparizione era stata denunciata diciotto anni prima proprio da Eik: era la sua fidanzata. Cosa sta succedendo? Sconvolta e terrorizzata dal coinvolgimento di Eik nel caso, Louise deve mettere a tacere il suo tumulto interiore se vuole trovare il killer di quella che si rivelerà la sua indagine più controversa…

recensione del blog.

Iniziare a leggere una saga dal terzo volume di solito non è sempre consigliabile, in quanto durante la lettura posso venire a mancare delle informazioni importanti già scritte nei libri precedenti e che permettono di fare collegamenti con la lettura attuale. Io come sempre mi distinguo e lo faccio. Perché? Vi chiederete. Sono stupida o mi piacciono le sfide? Direi la seconda risposta. Anzi una doppia sfida: per me in quanto mi metto in gioco nel voler comprendere un libro anche se mi mancano delle informazioni che altre lettori hanno ma che magari con un’attenta riflessione posso produrre per deduzione; e verso l’autore o l’autrice del libro, in quanto la sfido a farmi apprezzare i suoi personaggi e la sua storia e il suo modo di scrivere a tal punto da terminare il libro e iniziare i titoli che l’hanno preceduto.
E ora la domanda sorge spontanea: Sara Blaedel ha vinto la mia sfida?

Louise Rick è incaricata di collaborare con le autorità inglesi per scoprire l’assassino di Sophie Parker, la donna danese scomparsa 18 anni fa. Come mai non è mai stata ritrovata se non da morta? E come ha fatto l’assassino a trovarla invece delle autorità? E soprattutto perché Eik, il suo collega e compagno, è coinvolto con la donna scomparsa a tal punto di essere arrestato e creduto colpevole della sua morte?
Sono tante le domande a cui la nostra detective Louise Rick deve rispondere. È morta una donna e altre vittime sono collegate a lei, l’assassino non si ferma e Louise lo deve fermare prima che commetta l’ennesimo delitto. Non è facile, soprattutto quando non viene coinvolta solo professionalmente nelle indagini ma anche emotivamente tramite un misterioso legame di Eik e una delle vittime.
E se l’autrice si fosse fermata a raccontarci solo questo intreccio, credetemi che non sarebbe stato un libro banale, anzi ben scritto e con una scelta particolare di narrazione: da una parte le indagini di Louise, le analisi delle scene dei delitti, la ricerca degli indizi, la ricerca dei collegamenti tra le vittime, il provare a comprendere il modus operandi dell’assassino e anche il suo movente. A questa si aggiungono dei flashback che ripercorrono la storia di Sophie, permettendo al lettore di introdursi in un altro delicato intreccio, che si rivela il fulcro di tutta la storia.

L’autrice affronta il tema del suicidio assistito. E qui apriti cielo! Ciascuno ha la sua opinione, pronta a difenderla a spada tratta, a puntare il dito su chi non la pensa come noi o su chi stia infrangendo la legge di Dio.
Ma chi ha ragione?
Sara Blaedel ha messo in gioco tutte le posizioni: quella di un pastore, quella di una figlia che vede giorno dopo giorno la madre malata morire ma restare in vita, quella di una donna giovane ma con una malattia incurabile e degenerativa, e quella di un marito che assiste inerme senza sapere alla decisione dell’amata. Chi tra questi personaggi ha ragione? Chi ha torto?
Ogni personaggio è un’opinione diversa. Che siamo spinti dalle convinzioni religiose o morali, dalla pietà umana, dall’affetto di congiunto o dalla voglia di aiutare una persona sofferente, in La donna scomparsa tutti siamo costretti a confrontarci su questa pratica, anche il lettore.
Non si riesce a prendere la parte dell’uno o dell’altro personaggio, perché non è questo lo scopo dell’autrice, ma assistere inermi a tutto questo. 
Il suicidio assistito esiste e non lo possiamo negare, anzi ne leggiamo anche i dettagli burocratici e procedurali, e ciascuno di noi reagirà sempre in maniera diversa, mai uguale ad una già vissuta.

L’uomo ha paura della morte. Ha paura di perdere le persone che ama, perché non ne concepisce la fine della vita, e ha paura della sua stessa morte, paura dell’incertezza del dopo, del non essere più.
L’autrice ci invita a riflettere sulla vita. È bella, è un dono, è da vivere intensamente ogni giorno, proteggendola sempre. Ma quando la vita di una persona diventa solo dolore e sofferenza, perdita di dignità e l’essere solo un peso per chi amiamo, la morte fa ancora paura o diventa solo la fine di un tormento infinito? Ci vuole coraggio a morire o più coraggio ancora a vivere?
Tutte domande lecite, che ahimè come viene enfatizzato dal libro non hanno una risposta univoca e certa. Sicuramente per il malato che decide di porre fine alla pena è scelta giusta, ma lascerà sempre un congiunto che non l’accetta, che non comprende il suo dolore e la sua sofferenza, che non la capirà mai fino a quando un giorno la vita stessa non lo metterà davanti allo stesso bivio: scegliere se vivere o morire.

In Sintesi… 

La donna scomparsa non è thriller ristretto nel suo genere: c’è un assassino da cercare e fermare. 
Bensì, racconta anche il movente che porta un uomo a macchiarsi di un crimine e a sopportarne l’infamia, non per colpire chiunque gli dia fastidio, ma per colpire solo le persone che lui ritiene colpevoli della sua perdita e della sua sofferenza, sentimenti che non accetta e per i quali cerca vendetta, volendo anche evitare ad altri la sua stessa tragedia.
La storia coinvolge i personaggi a 360° in maniera diversa, ma totalmente emotivamente e razionalmente, perché cuore e ragione non restano mai indifferenti alle emozioni dell’altro e si fondono insieme per trovare un equilibrio all’interno dell’individuo che li caratterizza.
La morte, la perdita di un affetto, la malattia, il suicidio assistito, tematiche forti e dolorose da affrontare, ma l’autrice riesce a farlo in maniera semplice, dando la possibilità a ciascun lettore di farsi un’idea propria, senza sopraffarlo con il proprio punto di vista. 
Un thriller che ha lo scopo di far riflettere, che pone dei quesiti esistenziali e che non giustifica un crimine, ma lo punisce e lo demonizza, in quanto nessuno può ergersi a giudice sulla vita degli altri e decidere di punire chi ci fa soffrire o commette un’ingiustizia, trasformandosi da vittima in carnefice, ma che mette in evidenza la necessità di essere responsabili delle proprie idee e delle proprie azioni, affrontandone le conseguenze.

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