L’ala dell’uomo ape di Maurizio Germani

L’ala dell’uomo ape di Maurizio Germani

Carissimi amici e lettori, oggi vi parlo di un romanzo noir particolare: L’ala dell’Uomo Ape di Maurizio Germani per Leone Editore. Un titolo molto particolare, che subito attira il lettore a soffermarsi a scoprire i dettagli della copertina e della trama, a cercare di intuire a cosa voglia riferirsi ma soprattuto che storia nasconde tra le sue pagine.
Se siete curiosi anche voi, come lo sono stata io sin dalla prima pagina, allora non vi resta che leggere la mia recensione e tutte le altre dei blog che partecipano in questi giorni al Review Tour. Buona lettura!

Milano, 1969.

Betty ha ventidue anni e vive sulle sponde del Naviglio. 
Alle sue spalle ha un passato difficile, i cui fantasmi non hanno ancora smesso di tormentarla. 
Ora la sua vita è del tutto diversa da quella che vorrebbe. 

Suo marito, il gelataio Ettore, non vede di buon occhio la sua passione per la musica e il canto; vuole una moglie che stia in casa e la costringe a un’esistenza di privazioni. 
Ma il mondo attorno a loro sta cambiando e, mentre l’Italia è scossa dalle proteste sociali e dal terrorismo, Betty è pronta a tutto per trasformare i suoi sogni in realtà.

recensione del blog.

«Quando mi sono sposata ho deciso di lasciar perdere con queste stupidate. Ogni tanto ci provi! Non dovresti continuare ad insistere.»

Il demone. Dar corpo alle emozioni attraverso la voce, era stato il sogno che aveva illuminato la sua vita, un sogno fragile, un lampadario di cristallo che lei stessa aveva infranto, sbattendolo contro il sacro vincolo del matrimonio.

Betty vive in un periodo storico ricco di novità e di luce, così diverso dagli anni post bellici in cui è nata e ha vissuto la sua infanzia.
Ha visto cambiare la musica, il concetto di artista, la moda, il pensiero comune, ha assistito all’arrivo della televisione e della lavatrice in casa, è ha avuto anche il grande onore di essere testimone dello sbarco dell’uomo sulla Luna.
Tutti sogni che in quel periodo sono diventati reali.

Eppure lei è vittima ancora di una società che è rimasta ferma alla paura della guerra. 
A quella società che si comporta come ci si aspetta, che guarda al passato come esempio da trascinare dietro nel presente e nel futuro, che non sa sperare né osare di cambiare: si accontenta senza fare domande, annullando i sogni, dimenticando a volte anche la dignità.

Eppure Betty sa che quella vita è sbagliata. Che una donna non può e non deve essere una schiava in casa del marito, i cui compiti sono obbedire, lavare, cucinare e far figli. 
La vita non è solo quello. La vita è di più. 
Ma nessuno ascolta la sua voce, e la voce di tante altre donne come lei con sogni e speranze nel cuore che non sono rappresentati dai vincoli di un matrimonio.
Vogliono la libertà? Ma cos’è esattamente la libertà?

La libertà a cui anela Betty è quella del cambiamento, di non fossilizzarsi in stereotipi imposti dai luoghi comuni ma di scardinarli, distruggerli come una bomba che cade dal cielo, e ridare nuova vita e significato alle figure dell’uomo e della donna, in cui i ruoli non devono essere legati da leggi di sottomissione, ma devono convivere civilmente con rispetto e ammirazione, nella volontà e desiderio di costruire famiglie, attività e carriere che diano soddisfazione personale, il necessario per vivere e anche di più, e la libertà.

Betty si impelaga in una doppia impresa. 
Alla sua giovane età accetta di rinunciare a realizzare da sola i suoi sogni, illusa dalla blande promesse di un uomo, Ettore, che poi diventerà suo marito. Un marito geloso e possessivo, che la vede come un oggetto di proprietà esclusiva, che vuole placare se non annullare il carattere emancipato della moglie. Perché è un uomo crudele? No, semplicemente perché è ottuso e ha visto solo quell’esempio di rapporto marito – moglie nella sua vita.
Betty però riesce a far breccia nell’indole del marito, a smuoverlo un po’ dalle sue convinzioni, a creare la scintilla per illuminare il loro futuro.

Betty era stata a un passo dal dimostrare a sua madre, alle sue amiche, ai suoi professori, al mondo intero, di poter scrivere la propria leggenda. Ora la sconfitta, pesante e definitiva, doveva restare chiusa dentro di lei.

La musica? Uno stupido passatempo. Una vita migliore? Abbiamo capito che a noi piace stare all’aria aperta.

Dietro le spalle i suoi errori. Davanti, un lento scivolare nel nulla.

Che cosa rappresenteranno il suo successo o il suo fallimento?
Betty non ha fallito né ha avuto successo. La sua vita è una dimostrazione di tanti fattori contrastanti e di un’assoluta certezza.
Non si possono cambiare le menti e i cuori delle persone, possiamo solo prendere consapevolezza di noi stessi, discernere cosa sia per noi bene o male, e avere il coraggio di sognare e impegnarsi per migliorare la propria condizione.

E Betty questo l’ha compreso e si è impegnata a intraprendere questo lungo e tortuoso percorso. 
Si è scontrata con quella certezza di cui era già consapevole: l’incapacità di accettare il cambiamento, della rivoluzione sociale e dell’ammodernamento attorno a lei da parte del marito e del resto della famiglia e, inoltre cosa da non sottovalutare, la sua incapacità di non cercare il loro consenso a ogni passo.

L’ala dell’Uomo Ape mostra al lettore uno spaccato della società di fine anni Sessanta, in cui c’è una generazione che vive costantemente in bilico tra un passato reduce dalla guerra in cui le parole privazione e povertà la facevano da padroni, e una nuova realtà, quasi incomprensibile dove il progresso avanza spedito e il benessere economico con esso. Entrambe dominante dalla paura del cambiamento.

Un perfetto esempio di romanzo noir, in cui la protagonista Betty è vittima del periodo storico in cui vive, rappresentandone tutte le sfumature e vivendone le contraddizioni. Vittima innocente di una mentalità ignorante e ristretta, campagnola, che non riesce a scardinare i pregiudiziali e i luoghi comuni né a ponderare la possibilità di rinnovarsi e migliorarsi.
Allo stesso tempo, Betty è carnefice di se stessa. Per quanto sia consapevole della sua forza e delle sue capacità, è incapace di tagliare nettamente con una famiglia e una società che non la accettano, cercando invece costantemente di dimostrare di essere in gamba e di poter elevarsi socialmente, e di volerli portare con sé verso una vita migliore.

Esiste un’unica certezza: la paura ucciderà ogni sogno e cancellerà la speranza, lasciando dilagare il rimpianto. 
Betty è solo una voce di insofferenza, sola e indifesa, e fino a quando non ci sarà un coro forte e solido a cantare insieme, la donne non intraprenderanno il cammino dell’emancipazione.
Ma la voce di Betty è forte. E per quanto il suo esempio possa essere offuscato da eventi più importanti, l’eco del suo canto ha già messo radici e fiorirà in un albero rigoglioso.

Copia cartacea fornita dalla CE ai fini promozionali.

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