Ammettiamolo, ultimamente va di moda dare ampio spazio ai cattivi nelle serie TV e nei film, allo scopo di giustificare il loro essere cattivi a mille fattori quali abusi, bullismo, incomprensioni familiari, problemi di socializzazione, e chi più ne ha più ne metta; quasi si volessero giustificare tutte le azioni e i misfatti di cui questi personaggi si rendono colpevoli.
I cattivi così, dopo essere stati snobbati e odiati, rilegati quasi a personaggi insulsi nelle storie, assumono una loro personalità – a volte fin troppo discutibile e lontana dal penna del proprio creatore, e tentano di riprendersi una personale rivincita sui protagonisti, facendosi apprezzare dal pubblico.
Tanti i tentativi che sono stati fatti, ma sono sempre riusciti?
Prendiamo ad esempio il Joker… in due film che sono l’hanno visto protagonista, non mi pare ci abbia fatto una così bella figura il personaggio e senza nulla togliere al suo interprete, almeno per me non è sbocciato nessun sentimento di simpatia e amore.
Un altro personaggio con cui si è tentato la sorte è stato il Pinguino.
Ammetto che quando è uscita la serie ero tentata di non guardarla, delusa da Joker, però una frase del trailer mi ha colpito… Eppure sarebbe il sogno americano, una bellissima storia con un lieto fine, ma il mondo non funziona così!
E ho voluto concederle una possibilità, lasciandomi tentare e guardare solo il primo episodio.
Dal primo all’ultimo è stata una lunga attesa, ma ne è valsa la pena.
Finalmente i cattivi sono tornati ad essere cattivi! Quanto mi siete mancati e quanto vi adoro.
Colin Farrell e Cristin Milioti erano già una garanzia per un’interpretazione pazzesca, ma per fortuna non c’è stata solo questa a portare avanti tutta la serie televisiva.
C’era una storia, coerente, logica, ben studiata, che esprimeva al meglio le sfumature e le incongruenze dei personaggi, la loro dubbia indole, mostrandola al pubblico; una storia scritta bene che coinvolge il pubblico e lo incatena allo schermo, facendogli vivere ogni emozione recitata dai personaggi.
E visto che ultimamente è impossibile trovare una storia decente in qualsiasi prodotto che spazi dal libro, alla serie TV, al film o a un semplice programma televisivo, vedere The Pinguin è stata una grande emozione, mi sono commossa per questo regale di fine anno.
Un applauso alla showranner Lauren LeFranc!
Sto diventando mielosa e mi sono rammollita con l’arrivo dell’anno nuovo? No, semplicemente riconosco che è stato fatto un ottimo lavoro di scrittura ed è giusto che sia evidenziato.
Se come me, vi è capitato di non apprezzare il film The Batman con Robert Pattinson del 2022, pensando che sia ostico, poco credibile e fin troppo confusionario, quasi una storia che non abbia senso… ecco un consiglio, riguardatelo dopo aver visto The Penguin, sarà più facile da comprendere e lo rivaluterete, ma soprattutto farete tutti i collegamenti necessarie tra le storie che completeranno quegli evidenti buchi di trama.
Cosa c’è in questo personaggio che mi ha colpito tanto da ritrattare la mia opinione su un film, cosa mai accaduta nell’ultimo mezzo secolo?
Vi ho già detto che la storia è ben scritta e ben rappresentata sullo schermo. E questo rende il protagonista, Oswald Cobblepot, indimenticabile.
Oswal ha una natura subdola, cattiva, quasi diabolica.
Vuole tutto per sé. Che sia l’affetto della madre, che sia il controllo della città o qualsiasi altra cosa desideri il suo cuore nero, non è disposto a condividerla con nessuno e userà qualsiasi mezzo per ottenerla, per sbarazzarsi di qualsiasi avversario lo voglia intralciare.
Non prova nessuna pietà, nemmeno per le persone che pensa di amare, con cui condivide degli elementi genetici e biologici.
Se sono d’intralcio, vanno eliminati. Il modo in cui farlo è discutibile, l’importante che raggiunga lo scopo finale.
E non c’è speranza nemmeno per i momentanei alleati. Vanno sfruttati al massimo fino a quando l’obiettivo non è raggiunto, ma sono delle mine vaganti, possono sempre decidere di tradirlo e allora che si fa? Si eliminano, senza rammarichi o senza di colpa.
Ecco un cattivo senza anima, che sfrutta chi lo circonda per i suoi scopi, che non si pone il problema di agire nel bene o nel male ma solo nel suo interesse.
Un cattivo che ci prova anche ad essere – passatemi il termine – buono, ma nei limiti della sua incapacità di esserlo, di comprenderne il significato se non quello di passare per smidollati o pavidi.
Oswald è anche beffardo. Con il suo sorriso falso e cinico, ti consola, ti fa coraggio per reagire di fronte a una momentanea difficoltà, si mostra il tuo grande amico con gesti e parole, mentre nella sua mente elabora un piano diabolico per tradirti e lanciarti nella fossa dei leoni, a pagare i suoi errori, senza provare nessun rammarico.
Oswald, alias The Penguin, è un cattivo dal cuore nero e torbido, sa di esserlo e lo dimostra apertamente. Sono gli altri a sbagliare a giudicarlo diverso, a pensare che possa esserlo, illudendosi che ci sia un pizzico di bontà in lui, a pensare che possa tendere la mano per puro altruismo cristiano.
follow me!!!
E tutto ciò lo rende un personaggio coinvolgente, affascinante e iconico. Non essendo snaturato, è possibile scoprirne tutte le sue facce, le sue contraddizioni e apprezzarlo per come si presenta al pubblico, senza filtri o ipocrisia.
Eppur essendo un cattivo, lo apprezzi, anche quando compie le sue nefandezze. Ti chiedi fin dove si spingerà e applaudi al suo estro e genialità. Sa stupirti e bucare lo schermo con disinvoltura e semplicità così come bere un bicchiere d’acqua.
Con The Penguin, il cattivo è tornato a fare il suo mestiere. Finalmente!
Speriamo che accada lo stesso miracolo a tutti i suoi colleghi, che ultimamente stanno soffrendo di disturbi di personalità a furia di voler trovare il bene in loro e mostrarne la bontà in qualsiasi prodotto ne narri una storia.
Il mio voto? Promosso con lode!
Buona visione!
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