Oggi sono di nuovo presente con il blog per un’altra tappa del Blog Tour dedicata a Figlie di una nuova era di Carmen Korn.
Il titolo della tappa è molto vario e c’è così tanto da dire che potrei scriverci un libro intero o forse anche di più. Per non annoiarvi e per semplificare le cose, vi lascerò solo qualche accenno storico degli anni Venti e in Germania, proprio in cui è ambientato il libro, con la speranza che sia interessante e che vi dia spunto per approfondire l’argomento.
Il Novecento è stato definito il “secolo delle donne” in quanto vede in questi anni il loro coinvolgimento a 360° nella socità in cui vivono andando ad intaccare la supremazia che fino a quel momento avevano avuto i soli uomini.
Reduce dal primo conflitto mondiale, la donna ha visto un ribaltamento del suo ruolo che da una parte vorrebbe spingere oltre i confini e i limiti a cui è circospetto riuscendoci, ma che effettivamente per il periodo storico in cui cammina si ritrova ad essere di nuovo confinata ad un ruolo con più restrinzioni.
A causa della guerra, le donne furono costrette a sostituire gli uomini che erano stati mandati a combattere nei loro ruoli. Così le donne si riversarono nelle fabbriche e iniziarono ad avere un’indipendenza economica che prima non conoscevano. Fu necessario il loro aiuto come infermiere, e non potevano restare ignoranti e curare allo stesso tempo i soldati, quindi fu data loro una certa istruzione, di un livello tale che possiamo definarla da apertura mentale, in contrapposizione totale con l’idea – erede dei secoli precedenti – che la donna doveva stare in casa a sfornare figli, occuparsi della casa e basta.
Per causa di forze maggiore tutte le classi sociale furon istruite, chi più chi meno, e al ritorno degli uomini ormai era impensabile ritornare al vecchio sistema. Certamente furono introdotte le leggi che favorivano e “garantivano” l’inserimento al lavoro in tutti i campi delle donne, ma in un mondo prettamante maschilista furono mai rispettate? Le donne ottennero non ottonnero facilmente il diritto di voto, ad esempio, ma quando ci riuscirono sicuramente si ritrovarono a chiedersi, sempre per le stesse leggi un pò forfettarie, sarà preso in considerazione il mio voto?
In Germania durante la repubblica di Weimer aveva iniziato a dare un rinnovamento al vecchio sistema patriarcale e conservatore, avvicinandosi al movimento dell’emancipazione femminile e provando a promulgare delle leggi in loro favore, che furono stroncate dal nascente movimento nazista e dal suo successivo consolidamento.
Nel libro si parla di una legge, per fare un esempio, secondo la quale le insegnanti non potevano sposarsi né tantomeno avere figli, perchè dovevano dedicare interamente la propria vita all’istruzione dei propri alunni in quanto una famiglia le avrebbe distratte dal loro importante compito.
Sempre la repubblica di Weimer aveva cercato di dare un respiro al rigore del secolo precedente, ma tutto fu bloccato dal Nazismo che prese piede nella nazione. Sebbene si favorì la loro istruzione, era sempre controllato e costituita da un forte indottrinamento del movimento politico.
Le donne tornarono ad essere le figure che dovevano occuparsi della famiglia e della procreazione di tedeschi sani e delle faccende domestiche, erano escluse dall’insegnamento universitario e quindi dalle professioni importanti come medico o in posizioni politiche e quindi non potevano pensare o occuparsi della guerra. Restrinzioni che non impedirono ad alcune di loro di emergere come la la regista Leni Riefenstahl o l’aviatrice Hanna Reitsch o di far parte della resistenza tedesca pagando con la propria vita come come Libertas Schulze-Boysen o Sophie Scholl.
E quindi alla donna nazista non restava che conformarsi allo standard imposto dalla rinnovata società tedesca: la donna era razzialmente pura e fisicamente robusta. Ella non doveva lavorare bensì vivere nel culto della maternità. Le fu imposto di avere un certo pudore in pubblico e di non manifestare nessuna libertà sessuale, pena la classificazione di “depravate” o “antisociali”. Vennero incoraggiate ad avere figli e tanti e venivano condannate alla pena di morte le donne vittime di infaticidio con la pratica dell’aborto.
Fu imposto per fino una standard fisico alle donne: belle, bionde, alte, magre e robuste allo stesso tempo, rispecchiando ovvero l’archetipo ariano della razza nordica.
Quindi lasciato un padre/padrone le giovani donne si affacciavano in una vita falsa, anche se era permessa loro l’istruzione non erano libere di crearsi un pensiero personale nè di portare avanti le proprie aspirazioni, pene troppo rigorose e nefande le attendevano in caso di ribellione. Cos’era migliorato rispetto ai secoli precendenti? Sembrava di vivere un secondo Medioevo o qualcosa di peggio.
Per fortuna quell’era è stata sconfitta, ne paghiamo ancora le conseguenze anche se non ci facciamo caso, in un modo diverso la società sta prendendo una brutta piega, come se fossimo in un circolo vizioso senza fine in cui ogni suo punto è destinato a ripetersi in modo uguale o opposto, ma in qualche modo si riproporrà al mondo presente e futuro.
Con questo vi lascio e con la speranza che via sia piaciuta questa mia breve lezione di storia, vi do appuntamento al prossimo articolo.
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