Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

Intanto che tanti colleghi blogger sono occupati nel produrre contenuti su contenuti sull’ultima console video ludica uscita da poco, la Playstation 5 Pro, demonizzandola o idolatrandola, io ne approfitto per tornare a parlare di una serie televisiva che fino a poco tempo fa ha fatto scatenare gli opinionisti e gli appassionati del mondo fantasy.

Se più di vent’anni fa, il primo film della trilogia Il Signore degli Anelli di Peter Jackson mi ha riavvicinata alla lettura di J.R.R Tolkien, oggi la serie TV di Amazon credo che invece abbia scatenato più polemiche di una finale mondiale di calcio.

La prima stagione della serie Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ha spaccato l’opinione pubblica ma tra odio e amore, è stata accettata, sviscerata dalla critica, e poi dimenticata.

L’arrivo della seconda ha riacceso la miccia.

Gli studiosi del fantasy e di Tolkien si sono scatenati a studiare i fotogrammi dei teaser e poi dei trailer ancor prima di vederla, spiegando i libri del grande autore al pubblico che per pigrizia, ignoranza o semplicemente per mancanza di volontà non ne conosceva le trame, gli intrecci, gli eventi e i più reconditi segreti.

A che pro? Ancora mi sto chiedendo.

Per preparare il pubblico a un prodotto che ancora non si sa come definire?

La serie TV è ispirata all’immensa saga di Tolkien, ma cosa veramente ci racconta di così fedele da evitarci di leggerne i libri?

Niente. Purtroppo è solo una sceneggiatura ispirata a quella saga, rimaneggiata in chiave woke e arricchita di così tanto politicamente corretto, da fare paura e prendere solo in giro il telespettatore.

Va bene che stiamo parlando di fantasy e in un mondo così possiamo riuscire a far interagire qualsiasi creatura e compiersi qualsiasi magia, ma siamo arrivati a livelli così estremi, che la magia è rappresentata dal fatto di arrivare all’ultima scena dell’ultima puntata senza odiare il genere letterario.

Vogliamo paragonare la serie a un retelling della saga originale per non soccombere a tutti quei meccanismi che innescano il paragone con i libri e da cui non ne uscirebbe vincitrice? Posso farlo, ma solamente per non farmi venire un mal di testa martellante.

Seguendo questa ultima considerazione, allora tutto cambia. Possiamo non soffermarci sulla mancanza di cronologia degli eventi, sull’assenza di una trama strutturata che sostiene una storia corale o sulla mancata costruzione di personaggi coerenti e indimenticabili.

Credo che sia impossibile. I personaggi agiscono così istintivamente e senza una logica da una scena all’altra senza coerenza, ma solo per arrivare a un finale ben definito che tutti conoscono e dal quale non possono discostarsi. I loro dialoghi… perché esistono dialoghi o battute lasciate a casaccio per giustificare le azioni dei personaggi stessi?

Ammetto di aver letto Young Adult scritti meglio, senza offendere il genere.

E quindi se la prima stagione mi ha delusa profondamente, mi sento presa in giro dalla seconda e da chi l’ha scritta per mancanza di rispetto in primis al lavoro meticoloso di un grande autore che ci ha lasciato una produzione letteraria dal valore inestimabile da cui tutti gli autori del genere traggono ispirazione.

E poi mancanza di rispetto verso il telespettatore che viene presso in giro, quasi ritenuto incapace da non accorgersi da solo della mancanza di sostanza del prodotto se non con l’aiuto di content creatori che glielo mostrano.

In conclusione?

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è la brutta copia di una parodia che racconta in modo discutibile come siano stati forgiati Gli Anelli del Poter nel mondo di Arda ideato da J.R.R. Tolkien.

Che vogliate vederlo o ignorarlo, non sarò io a condizionarvi, a voi l’arduo giudizio. Io mi sono limitata a darmi la mia personale opinione.

Buona visione!

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