Fashion Victim di Amina Akhtar

Fashion Victim di Amina Akhtar

Si può diventare una Fashion Victim? In una società dove sta diventando più importante avere un make – up perfetto per il selfie improvvisato, dove un like identifica la popolarità e la credibilità di una persona e dove dipende dal colore dell’anno di Pantone, ecco a voi che anche un delitto perfetto diventa la moda dell’ultimo momento.
Ringraziando Leone Editore per avermi dato la possibilità di leggere Fashion Victim di Amina Akhtar e di partecipare al Review Tour dedicato, vi lascio alla mia recensione per scoprire cosa ne penso di questo originale e social thriller.

Reduce da un passato oscuro e intriso di sangue, Anya St. Clair si crea una nuova identità e si fa assumere come editor da una celebre rivista dimoda, La Vie. L’unica ragione di questo passo, a ben vedere, sembra essere l’ossessione per Sarah Taft, la seguitissima influencer che lavora per la stessa rivista. Forse non è un caso se la mente fragile di Anya comincerà presto a vacillare, schiacciata dalle umiliazioni subite in redazione; e così, perso ogni contatto con la realtà, le manie sfoceranno nel delirio assoluto. Tra stagiste vessate, armi improprie, vendette in grande stile e ironica ferocia, Anya metterà in piedi una grande macchina della morte, nel cui vortice cadranno tutti i suoi colleghi.

recensione del blog.

Anya, è solo un’altra giovane aspirante editor a cui nessuno presta attenzione, ma che finalmente svolge il lavoro dei suoi sogni. Tutto semplice e perfetto. Quasi una favola.
Peccato che nel mondo della moda niente è come sempre, niente è vero ma invece si mente finché non si diventa convincenti.
Ecco l’ambientazione di questo libro. Ecco il mondo di Anya dove vive e lavora per la rivista La Vie dove tutto è effimero, le amicizie cambiano come una banderuola al vento, dove è importante presenziare scambiarsi sorrisi e false moine, dichiararsi “amici” solo per entrare di sgamo a qualche evento come la presentazione di una nuova sciarpa tal de tali, ad agosto.
Anya ha un obiettivo segreto nella sua scalata lavorativa, che non corrisponde di certo ai vertici aziendali, ma all’accaparrasi il titolo di migliore amica del suo idolo: Sarah Taft.

Io e lei eravamo agli antipodi.

Volevo lavorare con lei e l’avrei fatto.

Volevo diventare la sua unica amica. 

Saremmo diventate migliori amiche. Per sempre.

Fashion Victim è un thriller molto particolare. Per la prima volta mi ritrovo a leggere non nella mente del detective di turno alla ricerca di collegare tutti i pezzi del puzzle per incastrare un serial killer, bensì sono stata direttamente catapultata nella mente di Anya, la nostra protagonista.
Chi è Anya? Sicuramente non la brava ragazza né la vittima dell’influncer Sarah o dei suoi amici, che vuole apparire ma molto altro.

Sotto una maschera ben costruita di innocenza, perbenismo, buone azioni e quasi sottomissione per compiacere, avvicinare e rendersi indispensabile, si cela una mente affilata, scaltra, opportunista e malata che non si ferma davanti a niente e nessuno pur di raggiungere il suo obiettivo.

Anya è ossessionata dalle persone. E precisamente, in base al periodo della sua vita, è ossessionata da una persona, una donna che desidera emulare, una donna di cui vuole conquistare l’amicizia e l’affetto, una donna che deve vivere solo per essere la sua migliore amica, solo loro due per sempre.

Il dottor M. si tolse gli occhiali e li pulì. «Francamente, Anya, ho paura che tu sia entrata in uno stadio di ossessione dal quale non posso aiutarti ad uscire.»

La sua ossessione a volte è mitigata dalla sua irascibilità e voglia di vendicarsi per il comportamento scorretto di Sarah nei suoi confronti e anche dai consigli del misterio dottor M., un psicoterapeuta che non smette durante le sue sedute di smontare i comportamenti scorretti di Anya e darle consigli più sensati. E Anya li segue, a modo suo però adeguandoli alle esigenze del momento.
E quindi, se il consiglio è affrontare e risolvere il problema da persone educate e adulte, Anya lo trasforma in un omicidio. 
Se una persona mostra pietà per lei, basta cancellare la persona in questione dalla faccia della terra per evitare che provi ancora lo stesso sentimento.

Era stato uno di quei crimini passionali e io le avevo mostrato, con molta passione, che la sua pietà non era benaccetta.

Anya però non ci viene mostrata come una donna da disprezzare per il suo subdolo e criminoso comportamento. Al contrario, l’autrice ci chiede silenziosamente di ascoltare, di studiare il mondo in cui lei vive e lavora che non è il più sano e pacifico che si possa avere, dove non esistono valori ma solo corse sfrenata al potere e al numero maggiore di follower sui social.

Ci chiede di comprenderla. Esattamente. Comprendere che se è difficile il rapporto con la realtà per persone senza problemi psicologici, per Anya tutto è amplificato e non esiste un confine tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra reale e inventato.
E la storia si adegua allo scopo, procedendo a piccoli passi. Anya sembra una ragazza come tante, con vuole emulare la sua influencer preferita, nel lavoro e nella popolarità e sogna di essere sua amica. Perché una influencer? Negli anni ’90 andava di moda voler imitare cantanti e attori, ora i tempi sono cambiati e influencer di ogni genere sono diventati gli idoli dei giovani e non.
Anya riesce a realizzare il suo sogno, addirittura lavora insieme a Sarah e causa la sua patologia ben celata, la sua ammirazione diventa ossessione. Ossessione che la porta a ripetere crimini su crimini, per sfociare nella follia più pura.

Il thriller è nella sua testa, nei suoi processi mentali che pagina dopo pagina rivelano la sua intelligenza e scaltrezza, la sua capacità di analizzare le persone e di anticiparne le azioni e, paradossalmente la sua incapacità di gestire le emozioni che la portano ad agire impulsivamente per aggirare o affrontare il problema di turno, che si conclude con omicidio e l’aggiunta di un nuovo tassello al suo collage.

Nei suoi ragionamenti assurdi tutto ha una logica e una concretezza irreale.

L’autrice non vuole giustificarla o redimerla, vuole solo farci conoscere la complessità della sua mente, e quanta logica in fondo ci sia nelle sue azioni. Per quanto sbagliate e insensate possano essere per noi, per Anya non lo sono. Troverà sempre un modo, che sia il consiglio del dottor M. o di un sondaggio su Vogue o il consiglio più twittato, affinché il suo comportamento abbia senso e sia giusto.

Fashion Victim è un thriller ben strutturato e mai scontato. Usando un linguaggio lineare, pulito e attuale è facilmente accessibile a lettori di tutte le età, soprattuto i più giovani, trattando tematiche attuali e scottanti, troppo spesso ignorate e sottovalutate dagli addetti ai lavori e non.
Un thriller il cui scopo è comprendere la mente contorta e razionale di un criminale, in cui la verità e realtà sono distorte, e l’ossessione diventa normalità.
Un libro avvincente, coinvolgente, a tratti ironico e divertente, che non cade mai nel banale, che fino all’ultima pagina sa lasciare il lettore piacevolmente sorpreso. Consigliatissimo!!!

Copia cartacea fornita dalla CE ai fini promozionali.

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