Animali bianchi di Cristina Caloni

Animali bianchi di Cristina Caloni

Animali bianchi è un romanzo caleidoscopico, attuale e inclusivo. Un romanzo suddiviso in episodi, che affrontano tematiche legate al mondo queer, lgbtq+ e transgender, quindi l’accettazione di sé, la metamorfosi del proprio corpo e la transizione, ma anche il crossdressing e la libertà sessuale. Il nucleo centrale del romanzo ruota intorno al tema dell’androginia, dell’essere gender fluid e a quello della bisessualità vissuta come normalità.

«L’idea di questo romanzo a episodi è nata quando avevo ventisei anni e frequentavo una ragazza che non riusciva ad accettarsi. Ero così affascinata da lei e dalla vita mondana a cui mi aveva introdotta, che ho voluto scriverne, ma i tempi non erano ancora maturi e la storia ha atteso fino a ora per la pubblicazione» svela l’autrice, Cristina Caloni.

L’autrice poi prosegue: «Gli animali bianchi del titolo sono persone non binarie, in qualche modo angeliche, che ci prefigurano il futuro. Un tributo a Ballard che popolava le sue allucinazioni di creature albine. Si riferisce inoltre anche a una “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf che sosteneva l’androginia, almeno a livello intellettuale: la creatività non ha genere.»

Esiste un lettore ideale per il tuo romanzo? «Il lettore ideale è la generazione dei ventenni che è capace di un cambiamento concreto nelle abitudini e nelle idee.»

Un romanzo a episodi che, ruotando intorno alla figura iperbolica dell’affascinante e nevrotica Fran, affronta la delicata tematica del gender e della cultura queer che enfatizza la mutabilità e la provvisorietà delle identità. Mentre Fran, trentenne ricca, cantante alla ricerca del successo, fatica ad accettare la sua omosessualità e pretende di viverla privatamente, percependo il coming out come l’imposizione dell’ennesima etichetta, Amen, co-protagonista misogino, vive in totale libertà le sue molteplici avventure sia con uomini sia con donne. Intanto, la schiva curatrice di mostre Amelia si perde in relazioni disfunzionali e annaspa alla ricerca di un contatto con la madre Ivana, sofisticata borghese con la sindrome di Peter Pan. Abbiamo poi Lucy che cerca di scendere a patti tra ciò che sente di essere e ciò che i genitori, gli amici e la società vorrebbero che diventasse – il figlio integrato, l’icona queer, la battagliera; Neva, vitale ottantenne che si rifiuta di lasciar andare la sua giovinezza e i suoi saldi valori; Sandra, madre di Amen, che si fa cullare da una insipida routine da vedova, concedendosi qualche bicchiere di vino di troppo. II romanzo ha il tono beffardo di una commedia drammatica o, come dice Amen, di una “soap opera radical chic”.

Non bisogna dare retta ai morti. A dare retta ai morti smettiamo di esistere. Bisogna guardarsi dalle schiere che sorridono sinistramente, camminando compatte, attirandoci a ingrossare le loro fila offrendo abbracci esangui. Il loro tocco freddo ci pietrifica e addita i nostri sensi di colpa.

Cristina Caloni è laureata in Filosofia Estetica all’Università Statale di Milano, si è sempre occupata di arte contemporanea, ma ha lavorato in vari settori, dalle risorse umane, all’istruzione, alla politica. Benché esordisca nel 2014 in un’antologia di fantascienza per la casa editrice romana Gorilla Sapiens, il vero debutto avviene nel 20 I 7 con La mia stagione è il buio per Castelvecchi, ripubblicato nel 2021 da Golem Edizioni. Collabora saltuariamente con alcune riviste e blog letterari, tra cui Zeta, Il Foglio Clandestino, Kulturjam.

Materiale fornito dalla CE ai fini promozionali.

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